Transfrontalieri. In Regione approvata la mia risoluzione.
Ho chiesto maggiore attenzione ai lavoratori italiani nella Repubblica di San Marino.
Approvata all’unanimità dall’Assemblea Legislativa regionale la mia risoluzione che chiede alla Regione di coinvolgere il Governo affinchè finalmente Italia e San Marino trovino una linea comune in grado di stabilizzare le condizioni dei lavoratori frontalieri, che rappresentano una risorsa per entrambi gli Stati, riconoscendo loro maggiori garanzie e un trattamento equo.
A San Marino, ad esclusione dei lavoratori frontalieri stabilizzati che siano stati collocati in mobilità a fronte di licenziamenti collettivi, per potersi iscrivere alle liste di avviamento al lavoro è necessario essere anagraficamente residenti. Risulta impossibile poi vedersi riconoscere alcuni diritti come quelli previsti dalla Legge 104 visto che i famigliari non sono iscritti alla sanità sammarinese. Inoltre non viene tenuto conto in alcun modo della storia lavorativa della persona. Un aspetto, questo, che contrasta anche con la normativa Ue che regola la materia.
Allo stato attuale per i lavoratori transfrontalieri la situazione è ancora precaria, in particolare dal 2011, anno che coincide con la scadenza fissata dalla precedente norma di stabilizzazione. Tale norma, infatti, collegava l’eventuale proseguimento del riconoscimento di questo diritto alla sottoscrizione dell’accordo in materia economico-fiscale tra Italia e San Marino, oltre che all’uscita di quest’ultima dalla blacklist italiana. Condizioni che ora sono state tutte raggiunte. Non vi sono quindi più ragioni per tenere bloccato il percorso di stabilizzazione dei lavoratori frontalieri. E’ necessario raggiungere una pratica normativa definitiva in materia di sicurezza sociale, regime fiscale e legislazione del lavoro.
Oltre alla stabilizzazione la risoluzione approvata chiede che si faccia chiarezza anche sul fronte degli ammortizzatori sociali. Attualmente le maestranze espulse dal mondo del lavoro stabilizzate prima del 2011 hanno diritto al riconoscimento dello stato di mobilità (70% della sua retribuzione per 12 mesi) e alla ricollocazione. Terminato il periodo di mobilità, tuttavia, le diverse normative dei due Stati rispetto alla disoccupazione creano una disparità di trattamento: se infatti da una parte San Marino prevede per i residenti altri 9/12 mesi di indennità economica di disoccupazione, le normative italiane di fatto precludono ai lavoratori il riconoscimento di alcun ammortizzatore. I lavoratori non stabilizzati, che sono la maggioranza, hanno diritto a 3 mesi di cassa integrazione e successivamente alla indennità economica di disoccupazione, ma avranno scarsissime possibilità di essere ricollocati nel territorio sammarinese.