Rimini, Nadia Rossi interviene sulle vicende riguardanti l’unità di Senologia: “La speranza è di evitare un cambiamento inaspettato alla guida dell’unità ospedaliera”
È con preoccupazione che nelle ultime settimane sto seguendo le vicende riguardanti l’unità di Senologia riminese, che da aprile dovrà fare a meno del suo responsabile, il dottor Lorenzo Menghini, a seguito delle improvvise dimissioni da lui rassegnate lo scorso 1° gennaio. Una preoccupazione che mi accomuna a tantissime donne del territorio, da Rimini fino a Novafeltria e oltre, che negli anni sono state seguite all’interno della breast unit romagnola, apprezzando le doti umane oltre che professionali del primario e di tutto lo staff. Il contributo del dottor Menghini è stato decisivo a fare dell’unità di Senologia un’eccellenza della sanità pubblica territoriale e regionale, grazie non solo alla gestione del reparto, ma soprattutto per la capacità non scontata di saper instaurare con le pazienti un rapporto di fiducia sul lato clinico ed un’intesa empatica sul lato umano, aspetto non secondario quando si tratta di affrontare patologie che spesso sono accompagnate da importanti implicazioni anche di ordine psicologico e personale.
Non voglio entrare nel merito delle ragioni che hanno portato alla situazione attuale, ma mi faccio portavoce delle tante donne che mi hanno contattato in questi giorni chiedendo a tutti di fermarsi. Lo chiedo alla governance dell’Ausl Romagna e alla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, che negli anni ha sostenuto la crescita di questa eccellenza riminese. Lo chiedo al dottor Menghini, pur sapendo di “intromettermi” in una scelta che è anche personale. Ma se è vero che un ricambio di professionisti è fisiologico all’interno dell’ambito ospedaliero e che la centralità della breast unit nel nostro servizio sanitario non sarà affatto messa in discussione, è altrettanto vero che in questa particolare fase di uscita dell’emergenza sanitaria dover fare a meno di un professionista – oncologo e senologo – di comprovate capacità e diventato punto di riferimento per centinaia di pazienti sul territorio, rappresenterebbe un duro colpo per tutti. Oggi, con gli strascichi di una pandemia globale, sono le stesse Ausl regionali ad aver fatto a più riprese notare come i professionisti nel campo della sanità scarseggino, e siano dunque difficili da sostituire.
La speranza è che ci sia ancora un margine di azione per evitare un cambiamento inaspettato alla guida dell’unità ospedaliera. E nel caso tali margini non ci fossero, l’auspicio è che l’Ausl abbia già individuato il percorso utile a salvaguardare gli elevati standard di eccellenza che la nostra breast unit ha garantito negli ultimi anni alle donne del territorio.