“Mafie, usura e Covid in Riviera”, le proposte della tavola rotonda on line
La Consigliera Pd Nadia Rossi, promotrice dell’evento: “‘Il nostro territorio ha gli anticorpi ma non bastano, la lotta alle organizzazioni criminali deve essere la priorità”
Promuovere la consapevolezza del problema e lo scambio di informazioni, proseguire sulla strada della collaborazione tra organismi e alzare il livello di controllo a tutela delle imprese sane del territorio. Tanti e interessanti gli spunti e le proposte emersi nel corso del confronto “Mafie, usura e Covid in Riviera”, tavola rotonda on line promossa dalla Consigliera regionale Nadia Rossi, che ha visto la partecipazione del Sostituto Procuratore di Ancona Daniele Paci, il Direttore Area Sicurezza Urbana e Legalità della Regione Gian Guido Nobili, Ivan Cecchini dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini, la Presidente dell’Associazione Albergatori Rimini Patrizia Rinaldis e l’Assessore alle attività economiche, sicurezza e legalità del Comune di Rimini Jamil Sadegholvaad.
“Il nostro è un territorio vivo ed attrattivo, che per le sue caratteristiche e il suo dinamismo ha da sempre rappresentato un terreno fertile per la penetrazione della criminalità organizzata – commenta la consigliera regionale Nadia Rossi – È quella che il professor Roberto Cornelli definisce efficacemente come “l’altra faccia” del benessere. Aver ammesso dell’esistenza e del radicamento del problema, dopo anni di eccessiva ‘timidezza’, è stato lo scatto che ha permesso al territorio di irrobustire le difese, soprattutto oggi, con le organizzazioni criminali che tentano di insinuarsi nelle pieghe della pandemia con modalità e strategie inedite. Oggi infatti, come ha di recente riconosciuto anche Roberto Saviano nella sua attenta disamina sul modus operandi della mafia ai tempi dei Covid, il nostro territorio ha gli strumenti per difendersi. Esiste una stretta collaborazione con le forze dell’ordine, le associazioni di categoria, gli imprenditori e le forze sindacali per proteggere l’economia sana della Riviera contrastando le infiltrazioni e soprattutto portando alla luce quelle ‘patologie’ che affliggono il sistema economico e produttivo, come il lavoro irregolare. In un momento delicato come questo c’è urgenza, partendo dagli strumenti che già ci sono, di fare “resistenza” a questo tentativo di indebolimento dell’economia sana, anche grazie all’attiva rete di associazionismo, che aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica della cittadinanza sui temi della legalità: perché conoscere è il primo passo per difendersi. Il nostro è un territorio ad alto tasso di democrazia, la nostra regione ha una storia democratica unica. La partecipazione c’è, la solidarietà è ampia e la relazione tra pubblico e privato è virtuosa. Facciamo leva su queste doti per fare fronte comune”.
“Tutto ruota attorno ad una parola: consapevolezza. – sottolinea Daniele Paci – Silvano Cardellini scriveva che sul tema della mafia a Rimini c’è chi diceva che tutto era mafia o chi diceva che si esagerava: passare da un estremo all’altro, continuava, non era serio. Sono d’accordo: è passato tanto tempo ma c’è ancora qualcuno che non si vuole rendere conto della gravità del pericolo di insediamento nelle nostre zone della criminalità organizzata. I protocolli sottoscritti sono importanti perché ne aumentano la consapevolezza, prima di tutto tra gli operatori economici. Questa presa di coscienza da parte degli operatori economici è l’aspetto più importante. Oggi la criminalità organizzata al nord non usa la violenza, usa la corruzione e il denaro. Non tende a fare estorsioni ma a fornire servizi, come recupero crediti o smaltimento illecito di rifiuti. Tutto questo va contrastato facendo crescere la consapevolezza negli attori economici e attori politici del fatto che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata deve essere considerata una priorità. Chi ha un ruolo pubblico deve fare delle scelte perché le forze non sono illimitate. Non siamo più all’anno zero: bisogna avere consapevolezza del pericolo e la consapevolezza che ce la possiamo fare”.
“La Regione Emilia-Romagna è stata tra le prime istituzioni territoriali in Italia quasi 25 anni fa, ad occuparsi in maniera esplicita delle infiltrazioni delle mafie, prendendo coscienze del fenomeno – sottolinea Gian Guido Nobili Dirigente dell’Area Sicurezza Urbana e Legalità della Regione Emilia-Romagna – Da allora questo impegno non è mai venuto a meno. Le attività le attività criminali più in crescita sono di tipo economico-finanziario, come riciclaggio, usura, frodi. L’attenzione che noi dobbiamo porre è nel saper interloquire con l’area economica e produttiva del territorio. A differenza delle aree dell’Italia dove la mafia è maggiormente radicata, nei nostri territori non esiste un rapporto di tipo estorsivo tra criminalità e operatori, ma un’offerta di servizi, di risorse e di competenze di tipo criminale. L’attenzione quindi deve essere alla zona grigia, ai professionisti che si muovono nell’area dell’illegalità, agli uomini cerniera. La nostra capacità nel promuovere il Testo unico della legalità della Regione sta anche nel lavorare sulla maggiore consapevolezza delle classi economiche del rischio sotteso al solo avviare delle interlocuzioni con la criminalità organizzata”.
Sul fronte dei beni immobili definitivamente confiscati alla mafia, in Regione risultano essere 107 (a cui potrebbero aggiungersene altri 45 in confisca non ancora definitiva, per totale di 152), di cui almeno 11 nella provincia di Rimini. Per quanto attiene la percentuale di beni effettivamente riutilizzati in Regione Emilia-Romagna si attesta al 66,6%, al di sopra della media nazionale che corrisponde al 53,24 per cento. Le politiche di valorizzazione degli immobili sostenute dalla Regione hanno privilegiato in particolare 2 tipologie di finalità sociali quali l’inclusione sociale delle persone che vivono condizioni di esclusione e marginalità e la realizzazione di spazi pubblici per rendere servizi ai cittadini.
“Questa non è cosa nostra, ma casa nostra e come tale la dobbiamo difendere – sottolinea la presidente di AIA Patrizia Rinaldis – La pandemia sta aprendo la strada a soggetti che depredano e drogano il mercato, contrastarli deve essere la battaglia principale. È vero che c’è maggiore consapevolezza, ma è necessario intervenire. Vediamo che oggi soggetti si insinuano in maniera differente: grandi strutture in mano a singoli personaggi che offrono camere a pochi euro a pensione completa alterando l’equilibrio del mercato. E si insinuano nel mercato perché trovano i già citati soggetti cerniera, che danno risposte in tempi brevi con soluzioni trasversali. Bene dunque i protocolli, che sono serviti ad innalzare il livello di guardia, ma oggi abbiamo ancora le armi troppo spuntate. Manca ad esempio uno strumento che metta in rete tutte le informazioni messe a disposizione degli organi di controllo”.
“C’è stata una crescita culturale di consapevolezza, ed è vero che ‘abbiamo gli anticorpi’, ma non vorrei fosse una frase assolutoria – commenta l’assessore del Comune di Rimini Jamil Sadegholvaad – Perché questa maledetta pandemia ci ha dimostrato che persino gli anticorpi rischiano di essere inficiati se il virus cambia forma. È vero che un passo avanti è stato fatto rispetto a pochi fino fa, quando c’era chi negava il fenomeno, ma raccolgo quanto detto dal dottor Paci, è necessario darsi delle priorità. E tutelare il nostro tessuto imprenditoriale sano è la priorità. Un momento importante di questa presa di coscienza, insieme alla sinergia tra istituzioni e i seguenti protocolli, è stata la nascita dell’osservatorio provinciale insieme a tante associazioni animate soprattutto da giovani. Dobbiamo ancora di più prendere esempio e forza da questo punto di riferimento. Come Comune di Rimini negli ultimi dieci anni abbiamo investito sulla infrastrutturazione della città, da Psbo a Parco del mare ai contenitori culturali, ma una città nuova si deve portare dietro anche un’economia nuova. Per troppo tempo è stata tollerata un’economia parallela fatta di lavoro nero, evasione fiscale che alimenta fenomeni criminali e infiltrazioni. Su questo punto sono stati importanti i protocolli sottoscritti in questi anni, penso a quello importantissimo, sottoscritto con la Guardia di Finanza, per la verifica dei mancati pagamenti dei tributi e la segnalazione di situazioni sociali anomale o a quello con i sindacati per gli appalti del Parco del Mare. Infine il protocollo sul settore ricettivo-alberghiero, sottoscritto una prima volta nel 2013 e rivisto nel 2020. Lo scorso anno il Suap ha segnalato complessivamente 24 imprese del settore ricettivo ai fini dei controlli del competente Ufficio Antimafia e sempre nel 2020, sulla base di segnalazioni interdittive antimafia da parte della Prefettura, sono state adottate 8 ordinanze di chiusura e rimozione degli effetti della scia. Si sono messe in campo azioni che hanno portato risultati, la strada è quella giusta”.
“Quello che conta per garantire efficacia alle strategie di prevenzione al contrasto della criminalità organizzata è il mix dei diversi interventi – ha aggiunto Ivan Cecchini, Presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio – l’attenzione al territorio ed alla sua rigenerazione, il controllo da parte delle forze di polizia, ma anche le misure di prevenzione comunitaria e sociale. I protocolli, gli interventi nelle scuole, la mappatura dei beni confiscati sono l’altra faccia della Riviera, la vera sfida delle nostre città che possono ora dar vita ad un processo stabile in grado di coinvolgere tutti gli attori in maniera consapevole. Nei giorni in cui si celebrano i cento anni dalla nascita di Leonardo Sciascia, va ricordato il suo pensiero, che la lotta alla mafia si fa nel nome del diritto, senza leggi eccezionali, senza stati di assedio e dando ai cittadini quella sicurezza che devono avere. Sono le riforme economiche, sociali, procedurali ed amministrative che possono offrire la massima tutela ai cittadini, agli imprenditori, agli studenti, alle famiglie del nostro territorio”.