La discussione sulle primarie a Rimini riflette le tutte le difficoltà che sta attraversando il Pd
La discussione sull’opportunità o meno di intraprendere il percorso delle primarie per scegliere il futuro candidato Sindaco di Rimini riflette tutte le difficoltà che sta attraversando la governance del Partito Democratico.
Difficoltà ormai diventate palesi anche per chi preferiva voltarsi dall’altra parte, grazie ai recenti interventi di quei sindaci – Nardella, Gori, Decaro – che, abituati a fare i conti con le reali esigenze dei cittadini che amministrano, hanno tolto un velo di ipocrisia evidenziando la fase di stallo in cui si trova il Pd a causa della divisione in correnti. Procedendo di questo passo avremo un partito sempre più paralizzato da un meticoloso e scoraggiante frazionamento in quote destinate alle singole correnti, foriero di scontri ‘fratricidi‘ che andranno a penalizzare esclusivamente il merito.
Non vogliamo che questo accada anche nel nostro territorio.
La turbolenza creata ad arte sulle primarie nelle ultime settimane cela di fatto la tensione con cui si attende il prossimo congresso, da parte di chi aspetta solo l’occasione per trovare un posto al sole, rafforzare la posizione della propria corrente, senza curarsi della tenuta del partito e della coalizione. Il tema non sono le primarie, che nessuno all’interno del Pd osteggia in quanto tali e che rappresentano un esercizio di democrazia, ma la loro strumentalizzazione atta esclusivamente a cercare di imporre vecchie logiche e giochi di potere. Logiche peraltro lontanissime dai cittadini, che stanno osservando uno spettacolo indegno in cui il bene comune viene relegato all’ultimo posto.
Anche sul tema della rappresentanza femminile, su cui per storia personale ed esperienze credo di poter dire la mia, stiamo assistendo ad un dibattito francamente sterile. Non è con il bilancino delle nomine al femminile che si riequilibrano i rapporti di forza tra i generi, né imponendo nomi e quote a tutti i costi, atteggiamento che dà vita spesso a forzature e distorsioni personalistiche. Nel governo, nelle amministrazioni, ai vertici delle istituzioni vanno riconosciuti la competenza, il lavoro, il talento e la capacità di servire i propri elettori seguendo il mandato che gli è stato dato.
In questi anni, come Partito Democratico sul territorio, abbiamo fatto tanto per la tutela dei diritti delle donne, sebbene molto sia ancora da fare, e spiace davvero assistere ad una manipolazione della questione femminile tesa a rappresentare una realtà inesistente, in cui qualcuno tenterebbe di soffocare la carriera e le ambizioni delle esponenti democratiche.
Eppure nel consiglio regionale la rappresentanza democratica riminese parla esclusivamente al femminile (non so in quante realtà provinciali questo accada) e può vantare la presidenza dell’Assemblea stessa.
L’affermazione elettorale di due elette nelle liste del Pd riminese ha permesso alle donne democratiche di raggiungere un importante risultato: nel gruppo consiliare regionale nato un anno fa siedono infatti ben 12 consigliere a fronte di 10 consiglieri uomini. Per non parlare delle Sindache del Partito Democratico che svolgono un eccellente lavoro in Valconca e a Santarcangelo. È donna la Presidente del Consiglio Comunale così come la Vicesindaca e metà degli Assessori del Comune di Rimini.
E a chi potrebbe replicare che mai nessuna donna è stata Sindaca del capoluogo, si può facilmente obiettare che ciò non è accaduto nemmeno quando, nel recente passato, erano declinate al femminile la Segreteria comunale e poi la Segreteria provinciale del Pd locale.
Il Pd ha strumenti e persone per candidarsi ancora una volta autorevolmente ad amministrare Rimini, costruendo programmi e relazioni che sono utili al futuro della città. Degli interessi di una corrente o di una carriera se ne può fare a meno.