Donne e lavoro, i numeri che non possono lasciare indifferenti
Nadia Rossi (Pd): “Necessario investire sull’occupazione femminile: nel nuovo Patto regionale per il Lavoro e per il Clima risorse e progetti per ridurre un gap che frena lo sviluppo e il benessere del Paese”
Gli ultimi dati del 2020 sull’andamento del lavoro in Italia non lasciano spazi a commenti. Nel confronto tra novembre e dicembre 2020, nonostante il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione, sono state 99.000 le donne italiane che hanno perso il lavoro. 2.000 gli uomini.
Davanti a una pandemia che sul piano economico e occupazionale ci ha presentato un conto terribile, si corre il rischio di trasformare la questione dell’occupazione femminile in una sorta di guerra tra poveri. Ma le specificità delle precarie, professioniste, lavoratrici autonome e dipendenti meritano un’attenzione massima e condivisa da tutto il panorama politico e istituzionale.
L’ha ricordato oggi in Commissione pari opportunità anche l’Assessore allo sviluppo economico e al lavoro Vincenzo Colla con un’informativa sull’occupazione femminile in Emilia-Romagna. Nel nostro territorio – al netto di una lieve ripresa nei mesi estivi, che ha visto un recupero di 20.148 posizioni dipendenti di cui 14.658 femminili per lavori stagionali nei settori di commercio, alberghi, ristoranti e servizi (quelli che hanno maggiormente risentito della pandemia negli altri mesi del 2020) – resta preoccupante il dato annuale della disoccupazione tra le donne, 22.553 in totale, il 60,1% dei nuovi disoccupati.
Quello che prima era un obiettivo prioritario – migliorare la condizione femminile nel mondo del lavoro – dopo la pandemia diventa una necessità non più rinviabile. Un primo passo in questa direzione è l’applicazione del Nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima della Regione Emilia-Romagna, che per la prima volta prevede risorse destinate a creare le condizioni affinché le donne non siano penalizzate sul mercato dal lavoro, agendo soprattutto su formazione e servizi. Nel Patto ci sono proposte concrete, dall’ampliamento e flessibilizzazione degli strumenti di conciliazione, passando per la revisione degli orari delle città, il finanziamento di azioni culturali di contrasto agli stereotipi di genere e il supporto ai percorsi di carriera. Tra le azioni percorsi ad hoc per promuovere la specializzazione delle ragazze nelle discipline finanziarie, matematiche e scientifiche: oggi, Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza istituita dall’ONU nel 2015, vale la pena ricordare che nel nostro Paese solo il 16,5% delle giovani si laurea nelle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Un gap inaccettabile che rappresenta un freno per lo sviluppo del Paese.
Il momento storico che stiamo vivendo ci suggerisce di agire, immaginare e progettare in grande per la ripresa. Anche l’Italia e l’Europa devono fare la propria parte. Con i fondi del Recovery Plan dobbiamo osare e investire senza trattare la questione femminile con sufficienza. Un cambiamento profondo è necessario e il Partito Democratico ne è consapevole. Per questo ha proposto un Women New Deal, un ambizioso progetto di trasformazione pensato soprattutto da donne per una società ed un sistema più giusto per tutte e tutti.