Concessioni balneari, Nadia Rossi (Pd): “Dopo la decisione del Consiglio di Stato la politica faccia chiarezza e dia risposte certe agli operatori”
Auspicata anche la partecipazione attiva delle Regioni nel definire i requisiti dei bandi di gara
“Quella delle concessioni balneari è una vicenda che tocca da vicino la provincia di Rimini e il territorio romagnolo e che lascia, da troppo tempo, nella più totale incertezza i gestori delle spiagge e delle attività limitrofe e chi avrebbe la volontà e la possibilità di realizzare seri investimenti”. Così la consigliera regionale del Pd, Nadia Rossi. “Dopo la decisione del Governo, a mio parere discutibile, di non affrontare nel Dl Concorrenza il tema delle gare per gli stabilimenti e il commercio ambulante – ricostruisce -, la scossa è arrivata ieri dal Consiglio di Stato: le concessioni balneari dovranno essere riassegnate entro massimo due anni tramite bandi pubblici, con il termine fissato per dicembre 2023”. “Arrivati a questo punto – sottolinea -, dopo il recepimento della Direttiva europea Bolkestein nel 2010 e il caos generato dall’estensione delle concessioni balneari fino al 2033, decisa con una legge dal ministro leghista Gian Marco Centinaio nel 2018 – provvedimento che avrebbe dovuto garantire un periodo transitorio per il riordino generale del settore che, però, a distanza di tre anni non è mai avvenuto -, la politica prenda in mano la situazione e dica ai tanti lavoratori delle spiagge, agli enti locali e agli operatori del turismo come procedere”.
“Serve una legge nazionale che definisca i criteri per la messa a bando degli stabilimenti balneari – scandisce Rossi -, così come, ne sono convinta, un intervento puntuale delle Regioni non solo in termini di sostegno economico. È fondamentale che l’istituzione regionale sia protagonista nel definire i requisiti dei bandi di gara in base alle caratteristiche e alle peculiarità del caso, in termini ambientali, turistici, sociali. Nelle ultime ore, ho letto molte dichiarazioni e penso che nessuno possa esimersi dall’assunzione di responsabilità in una partita così importante per l’Italia: penso ad esempio alle parole di Matteo Salvini, critico nei confronti dell’Europa, a cui vorrei ricordare che fa parte del Governo Draghi, forse il più europeista degli ultimi anni e che lui stesso si è seduto al Parlamento europeo, luogo in cui avrebbe potuto rappresentare alcune istanze a tempo debito”. “Arrivati a questo punto – conclude la consigliera dem -, urlare contro i burocrati di Bruxelles e cercare, come sempre, un capro espiatorio, quando non si è lavorato bene, non è rispettoso nei confronti di tutte quelle famiglie e imprese che attendono da anni indicazioni per il futuro della loro attività e del territorio. Una risposta è dovuta soprattutto agli operatori che hanno fatto investimenti negli anni e vogliono continuare a farne, garantendo sviluppo, modernizzazione delle nostre spiagge e occupazione. È il momento per la politica di riscattarsi e dare loro delle certezze, risolvendo con chiarezza la situazione, per poi iniziare a parlare di riqualificazione del prodotto turistico, transizione ecologica e attività a impatto zero. Dopo sarà tardi, bisogna farlo adesso”.