Porti turistici la questione dei canoni demaniali.

 

Sposo la proposta di Anci: Equilibrata e di buon senso, il governo la prenda presto alla mano.

 L’annosa questione dei canoni demaniali quadruplicati per i porti turistici dopo la finanziaria del 2007 arriva in Regione grazie alla presentazione di una mia risoluzione dove sono la prima firmataria.

La questione ha radici ben piantate nel tempo, che risalgono a quando l’industria nautica italiana era in espansione. Con la finanziaria del 2007 si decise quindi di aumentare sensibilmente i canoni demaniali marittimi da applicare alle darsene turistiche. Per capire di quanto stiamo parlando, cito l’esempio di Rimini dove il canone è salito da 80 a 340 mila euro l’anno. Si è così generata una situazione di grave sofferenza finanziaria in capo ai 25 concessionari di porti turistici in Italia che impegnano, è bene ricordarlo, oltre duemila addetti.

Anci in autunno aveva inviato al ministro Centinaio, che ha anche la spesso dimenticata delega al turismo, una nota sottoscritta dal presidente De Caro e dal sindaco Andrea Gnassi, in qualità di delegato Anci al demanio marittimo. Conteneva un’idea risolutiva equilibrata e di buon senso, da adottare prima che siano i tribunali a intervenire definitivamente per fare chiarezza.

Si suggeriva di sottrarre dall’applicazione dei canoni introdotti a partire dal 2007, le darsene che avevano ottenuto la concessione prima dell’entrata in vigore di quella finanziaria.

Anci si è sempre mossa al fianco delle marinerie italiane, sostenendole in quanto parte di un sistema, quello della cosiddetta blue economy, che consentirebbe sviluppo e occupazione. Ho invitato, attraverso la risoluzione, la Regione a sollecitare in ogni sede una soluzione legislativa alla questione. Il viceministro Rixi ha recentemente affermato che il governo è al lavoro per approfondire la questione: una soluzione è già stata proposta, sarebbe opportuno che partissero proprio dalla proposta di Gnassi.

 

 

 

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