Estate difficile quella del 2017.
Sono ancora sgomenta, arrabbiata e addolorata al tempo stesso, dopo i fatti brutali degli ultimi giorni: le violenze sessuali alla giovane turista e alla prostituta, le botte al giovane che era con la prima. L’idea che un branco, che in una notte sola è stato capace di causare tanto dolore e con una tale brutalità, non può che scuoterci tutti.
Sono quasi sempre le donne le vittime della prevaricazione, dell’aggressività e dell’incapacità di umanità di soggetti violenti, squallidi e incuranti delle conseguenze delle loro azioni. L’agosto di Rimini è stato segnato da episodi che sono sicuramente diversi tra loro, ma che sono riconducibili alla stessa radice. Quella dell’odio. Ripenso anche agli insulti a una donna incinta, malmenata dopo aver reagito a una rapina.
L’odio si alimenta dell’indifferenza e dell’incapacità di donne e uomini di leggere queste violenze con gli occhi delle vittime.
E’ un’estate di svolta, ci sono segnali di imbarbarimento che hanno superato il limite. Siamo indubbiamente tornati indietro sul piano della civiltà. Serve reagire. Le parole chiave che descrivono questo sono violenza, prevaricazione, razzismo, odio. Le persone si sentono sempre più autorizzate a mostrare i lati più negativi della propria umanità e della propria civiltà. Troppo spesso non c’è volontà di nascondere le parti peggiori di sè, i cattivi sentimenti. Tutto questo, ovviamente, si amplifica nel web. Ciò ci fa dire che stiamo vivendo anni di barbarie. Oggi, infatti, la prevaricazione e l’aggressività sembrano addirittura motivazioni vincenti e le persone rivendicano la loro chiusura, il loro sentimento di diffidenza verso gli altri. Senza la cultura del rispetto di ognuno e della solidarietà verso chi subisce un torto, un abuso, un discrimine possiamo solo proseguire lungo un vortice che non può che avere un finale tragico.