In Emilia-Romagna abbiamo anticipato la battaglia contro l’apologia del fascismo. Le istituzioni unite continuino a vigilare le nostre radici antifasciste.
COMUNICATO STAMPA
La consigliera regionale del Pd Nadia Rossi commenta la presentazione alla Camera del Progetto di legge che punisce chi fa propaganda di idee fasciste anche sul web e la sconcertante vicenda dello stabilimento Punta Canna di Chioggia.
Una delle prime battaglie culturali che ho portato avanti come consigliera regionale del Pd è stata quella di far approvare all’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna una Risoluzione su sollecitazione del territorio riminese, per chiedere alla Regione di intervenire nelle sedi opportune affinchè il reato di apologia del fascismo sia esteso anche alla vendita e diffusione di gadget e oggetti con immagini del regime fascista e nazista e sia inserito nel codice penale, consentendo così la repressione dei reati legati alla riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo.
E’ passato poco meno di un anno dall’approvazione di quella risoluzione che oggi, quel lavoro, si rivela come strettamente di attualità, come testimonia la sconcertante vicenda dello stabilimento ‘Punta Canna’ di Chioggia. Uno stabilimento balneare che nasce su un’area del demanio e quindi su un’area pubblica, piena zeppa di cartelli con immagini di Benito Mussolini, con frasi che inneggiano alla violenza, saluti romani e via discorrendo. Viene da guardare con sollievo a quanto sta avvenendo oggi in Aula alla Camera, dove si discute la proposta di legge dal deputato Pd Emanuele Fiano che punisce chi fa propaganda di idee fasciste anche sul web. Una proposta aspramente criticata dal M5S che, per presentarsi come paladino assoluto delle libertà, di fatto si fa garante della libertà di commettere un reato, l’apologia del fascismo.
L’Emilia-Romagna è stata anticipatrice di un segnale importante che abbiamo voluto dare contro la banalizzazione della storia e del male rappresentato dall’autoritarismo fascista. Non possiamo bollare certe tipologie di commercio come fenomeni di folklore e non possiamo ignorare le crudeltà e le offese che si leggono nel web. Lo dobbiamo a chi ha visto limitate le proprie libertà e i propri diritti durante il ventennio, lo dobbiamo a chi poi ha permesso di costruire una società democratica sui ruderi lasciatici in eredità dal fascismo.
Abbiamo il dovere di continuare a lavorare in rete nel territorio per vigilare e tutelare la memoria e le nostre radici culturali antifasciste.