Quando stamattina ho aperto i giornali…
…e ho letto della terribile vicenda che ha coinvolto una quasi coetanea di mia figlia, stuprata nel bagno di una discoteca a Rimini sotto le telecamere degli smartphone delle amiche, ho avuto una stretta allo stomaco, come penso chiunque. E in particolare chi, come me, ha un figlio o una figlia non più bambino ma nemmeno adulto.
Dopo l’indignazione e la profonda tristezza, è stato inevitabile interrogarsi: dove stiamo sbagliando? Perchè è innegabile che se al giorno d’oggi una ragazzina che, in evidente stato di incoscienza a causa di abuso di alcol (altro argomento che meriterebbe una riflessione a parte) subisce un abuso sessuale, diventa un soggetto per un video virale da social anzichè un’amica da proteggere, difendere e aiutare, significa che stiamo, tutti quanti, sbagliando qualcosa.
Sbagliamo noi genitori, che spesso siamo troppo presi da noi stessi per accorgerci dei pericoli a cui i nostri figli sono sottoposti, pericoli che ora si nascondono nella rete, sul web, in un telefonino, mondi con cui spesso non abbiamo la stessa dimestichezza dei nostri figli.
Sbagliamo con la tendenza a volerli proteggere a tutti i costi senza dargli però gli strumenti per interpretare il mondo.
Sbagliamo noi amministratori, che ancora non investiamo abbastanza sulla formazione e sull’educazione all’affettività.
Sbaglia il sistema scolastico, che ancora è troppo concentrato sui programmi e troppo poco si apre alle reali esigenze dei ragazzi che si affacciano al mondo.
Sbagliano quei ragazzi incapaci di distinguere la differenza tra mondo reale e mondo virtuale, che danno più importanza a un like che a un abbraccio, che inseguono la condivisione su facebook ma che sono sempre più scollati dal mondo.
Alla ragazza protagonista di questa triste vicenda va riconosciuto il coraggio e la forza di aprirsi con i genitori, scontrandosi con una realtà senza filtri.
La dipendenza da internet è un fenomeno dilagante che tocca non solo i giovanissimi, come testimonia l’altra tremenda storia di giornata, quella di Tiziana Cantone, in questo caso una donna trentenne (e non una ragazzina) rimasta intrappolata da un video che la riprendeva durante un rapporto sessuale e che è stato dato in pasto al web, trasformandola in un fenomeno da baraccone social.
Si è tolta la vita reale, schiacciata dal peso della vita virtuale.
Ancora una volta una donna, ancora una volta il corpo usato come merce per i social e ancora una volta condiviso e deriso. E’ ora di fermarci e cominciare a ragionare su quali siano i percorsi da intraprendere per coltivare, nei più giovani, una nuova cultura del rispetto di se stessi, dell’altro, della vita. E come, noi adulti, poterne esserne un esempio.